Autoefficacia: sai cos'è e a cosa serve? | Psicologia dello sport

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“Sono abbastanza calmo da sostenere il colloquio con sicurezza”, “Penso di poter arrivare tra i primi tre finalisti perché sono allenato”, “Parcheggiare l’auto mi è difficile, mi sento insicuro” …

Giornalmente ci diciamo frasi del genere per affrontare svariati compiti. Questo linguaggio interno è riconducibile al concetto di Autoefficacia.

Vuoi saperne di più? Leggi sotto!

Cos'è l'autoefficacia

Autoefficacia Vs autostima 

A cosa serve l'autoefficacia 



Cos'è l'autoefficacia?

“L’autoefficacia (self-efficacy) corrisponde alla convinzione circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire le azioni necessarie per produrre certi risultati”

Bandura, 1997

In altre parole, l’autoefficacia è la convinzione di essere in grado (o meno) di saper fare qualcosa o raggiungere un certo obiettivo (es. affrontare il colloquio, arrivare tra i primi tre, parcheggiare l’auto). 

Nello sport essere autoefficace si traduce nella credenza di poter affrontare adeguatamente (o meno) determinate gare o di essere all’altezza di cimentarsi in alcuni esercizi piuttosto che altri.


Autoefficacia Vs Autostima

L’autoefficacia e l’autostima sono concetti che vengono erroneamente usati come sinonimi.  

In realtà, il primo può essere considerato come una personale valutazione sulla capacità di realizzare un compito circoscritto (es. “Sono in grado di saltare l’ostacolo”), il secondo è un giudizio sul valore globale della persona (es. “Mi considero una brava ragazza”). 

Facciamo un esempio sportivo: Giovanni può sentirsi autoefficace nell’eseguire un salto triplo senza che questo migliori l’idea generale che ha di sé.

Quindi, è bene ricordare che quando svolgi un esercizio, quello su cui stai lavorando (o lavorerai) è il miglioramento della tua prestazione.
Nello sport, purtroppo, capita che alcuni atleti costruiscano la loro autostima sulla base di come funzionano in campo.
Fin quando riescono nel loro sport, fila tutto liscio…il problema sorge nel momento in cui sbagliano o hanno un calo di prestazione; in questo caso è possibile che ne escano distrutti perché viene intaccata l’immagine globale che hanno di loro stessi.  

Il consiglio della psicologa dello sport: 

Il mio consiglio è, quindi, quello di dare sempre un giudizio che si riferisca alla performance (es. “ho saltato spingendo poco con le gambe, la prossima volta lo farò di più”) non alla persona (“sono un incapace”). 


A cosa serve l'autoefficacia?

Le credenze di efficacia condizionano fortemente il nostro atteggiamento rispetto a un compito e, di conseguenza, il nostro comportamento. 

Facciamo un esempio: “Sono in grado di dipingere un quadro (credenza) perché ho seguito un corso di pittura, infatti non vedo l’ora di iniziare (atteggiamento) e fra poco mi metterò all’opera (comportamento)”

Lo stesso discorso vale nello sport, sentirsi “bravo” e capace in qualcosa (es. un gesto atletico o un esercizio) è fondamentale perché po’ influenzare: 

👉 La scelta dell’obiettivo di prestazione e il suo livello di difficoltà;

👉 L’impegno e la tenacia nel raggiungimento degli obiettivo;

👉 La motivazione e la dedizione in allenamento e in gara;

👉La prestazione sportiva (più mi sento bravo più e probabile che io riesca).

Conoscere quali sono le tue credenze di autoefficacia è un ottimo mezzo per:
- perfezionarle, se sono controproducenti e non ti aiutano a raggiungere i tuoi obiettivi
- incrementarle per ottenere maggiori risultati e soddisfazione!



Orangogo ringrazia la psicologa dello sport Ambra Nagliati per la redazione dell'articolo.

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