Motivazione e Sport: Come Stimolare La Motivazione Intrinseca

Francesco Esposito Francesco Esposito Utenti

La motivazione intrinseca è considerata dagli studiosi come la migliore delle tipologie di motivazione che muovono uno sportivo e caratterizza quegli atleti che si allenano per soddisfare i propri bisogni personali, quindi per sé stessi; di fatto, praticano sport per libera scelta, interesse e piacere.

Per stimolare la motivazione intrinseca  puoi provare a soddisfare i i tre bisogni che le sono strettamente collegati: il bisogno di autonomia, di competenza e di relazione. 

Di seguito qualche consiglio per stimolare ciascuno di essi: 

Bisogno di autonomia

Il bisogno di autonomia riguarda i comportamenti che l’atleta mette in atto al fine di sentirsi autonomo nello svolgimento dell’attività sportiva.

Per soddisfare questo bisogno:

1. Crea dei momenti di confronto sugli obiettivi (individuali o di squadra) o sulla prestazione appena avvenuta (es. esercizio o gara), stimolando l’analisi di ciò che è stato fatto e la ricerca di soluzioni ad eventuali “problemi” che si sono presentati. Assumi un atteggiamento non giudicante e  tenta di comprendere il punto di vista dell’atleta prima di intervenire con le tue indicazioni;

2. Stimola l’atleta ad interessarsi e a capire meglio i meccanismi del suo sport (es. proponendogli di vedere una partita/gara e chiedendogli poi cosa ha notato); 

3. Usa rinforzi positivi (es. “Brava Sonia che hai fatto…”) quando un atleta mostra iniziativa, prende delle decisioni e se ne assume la responsabilità, nonostante gli errori che ne potrebbero derivare.

Bisogno di competenza

Il bisogno di competenza riguarda ciò che motiva l’atleta e che lo spinge ad impegnarsi in modo sistematico nel tempo, in modo da soddisfare il desiderio di percepirsi competente. 

Per soddisfare questo bisogno:

1. Riduci l’eccessiva difficoltà di un' esercitazione nel caso in cui ti accorgessi che è troppo ardua: puoi farlo assistendo il tuo atleta oppure frazionando il compito in parti, o ancora utilizzando attrezzature che ne agevolino l’apprendimento (es. canestro più basso). L’ aiuto esterno (tuo o degli ausili) va poi progressivamente ridotto: in questo modo garantirai un’esperienza graduale e positiva. Inoltre, puoi tranquillizzare l’atleta dicendogli che lo sbaglio è umano, fa parte del processo di apprendimento e che l’esercizio continuativo gli permetterà di sviluppare miglioramenti personali;

2. Fornisci feedback legati alla prestazione. Puoi, per esempio, sottolineare i miglioramenti ottenuti (es. “Bene Sergio, rispetto a un mese fa pieghi molto di più le gambe”), oppure che si riferiscano ad aspetti corretti della prestazione (es. “Brava Gloria, hai anticipato bene il palo”) o ancora che indichino come migliorare l’errore (es. “Il tuo tiro era storto, per raddrizzarlo fai in modo che quando lasci la palla, il tuo dito indice stia indicando il canestro”). 

Evita di valutare l’allievo come persona (es. “Ma sei proprio un disastro!”) o di enfatizzare solo gli errori commessi (es. “In questa successione hai sbagliato x, y, z…non ci siamo!”) perché puoi abbassare il suo senso di competenza. 

 
Infine, è importante che tu tenga a mente che i tuoi feedback devono essere realistici e fondati su una corretta valutazione delle possibilità dello sportivo, altrimenti, in mancanza di una successiva conferma reale, rischiano di perdere importanza.

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Bisogno di relazione

Ritagliare qualche minuto per concludere la seduta di allenamento può essere un’ottima occasione per costruire e fortificare la relazione tra te e il tuo atleta/squadra.
In questo spazio dedicato puoi:

1. Fare una breve considerazione su come si è svolta la lezione, su ciò che hai apprezzato (es. l’impegno o l’acquisizione di nuove competenze) e sui margini di miglioramento: in questo modo, aumenti la consapevolezza dell’allievo e lavori sul suo senso di competenza;
2. Mostrarti interessato a ciò che succede nella vita del tuo atleta al di fuori dal campo, facendogli domande sulla famiglia, sulla scuola o altro: questo ti aiuterà ad accorciare le distanze tra voi e aumentare la fiducia che ripone in te;

Nota bene!

Se alleni un gruppo e vuoi stimolarne positivamente la relazionalità, puoi creare dei momenti aggregativi o di forte impatto collaborativo dove l’obiettivo è che tutti si riconoscano vicendevolmente come parte importante della squadra e si fidino gli uni degli altri. 

Lavora sulla loro coesione di gruppo.

Se vuoi avere maggiori informazioni su come sostenere al meglio la motivazione dei tuoi atleti segui le novità di Orangogo, leggi qui



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