Il doping negli ultimi anni non riguarda più solamente l'attività sportiva agonistica e si sta diffondendo anche a livello amatoriale nelle palestre, per esempio.
Questo fenomeno è antichissimo, il termine doping ha diverse origini: dall'inglese "dope",i sud africani bevevano il suddetto mix alcolico nel XVIII secolo per mantenersi attivi, dall'americano "doops" il quale indicava la bevanda data alle vittime dei rapinatori per sedarle. Oggi con il termine "doping" si intende l'utilizzo di preparati chimici i quali alterano le condizioni psicofisiche e biologiche dell'organismo e, di conseguenza la prestazione sportiva dell'atleta.
In Italia e in altri paesi chi fa uso di sostanze dopanti, e chiunque sia coinvolto nell'attività dopante (fornire ad altri sostanze dopanti, somministrazione da parte del medico...) commette un vero e proprio reato penale.
Il Comitato Olimpico Internazionale (C.I.O.) ha stilato un elenco di sostanze e metodi proibiti, in continuo aggiornamento. Gli atleti selezionati "in" o "fuori competizione" vengono sottoposti (anche con controlli a sorpresa) a test antidoping nei quali vengono analizzate le urine e in alcuni casi vengono effettuati controlli incrociati con quelle del sangue. Ricordiamo sempre che le sostanze dopanti sono nocive per la salute.
Il CIO, come scritto nel sito ufficiale delle olimpiadi, ha come priorità la lotta contro il doping. Ha stabilito infatti una politica di tolleranza zero istituendo l'Agenzia mondiale antidoping nel 1999 a Losanna, Svizzera (WADA, World Anti-Doping Agency). WADA è un'organizzazione che controlla e regolamenta la lotta globale contro il doping attraverso il Codice mondiale antidoping ed è responsabile delle ricerche scientifiche, dello sviluppo di modalità antidoping e il monitoraggio dell'applicazione e del rispetto del Codice. Quest'ultimo è un documento che ha l'obiettivo di rendere conformi i regolamenti antidoping di tutte le nazioni contiene tutte le sostanze, i metodi proibiti ed è aggiornato tutti gli anni.
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