Dopo aver fatto il riscaldamento propedeutico all’attività sportiva, ci siamo dati alla tecnica.
Stefano ci ha fatto ripassare la teoria alla base di una buona scalata, riassumibile nella forma del triangolo. Ogni qualvolta ti sposti (in alto, destra, sinistra) lungo gli appigli della parete, quello che devi ricordare in sintesi è di formare un triangolo:
Fin quando il concetto è da capire, va tutto bene! Sembra persino banale trovarsi su una parete “facile” (prettamente usata per lavorare sulla tecnica) e riprodurre i passi proposti.
Il difficile viene quando affronti delle vere pareti (alte e scoscese!) e devi ricordarti “le banalità” di prima…più vado avanti in questo sport più mi accorgo di quanto la capacità di elaborazione delle informazioni (“ho questi appigli a disposizione per arrivare lassù”) e la risoluzione dei problemi (“come ci arrivo?”) siano fondamentali: e lì si ritorna all’idea che sia uno sport per pigri (o cervelloni?) !
Utilizzare la forza e spingere, per quanto sembri a certe altezze la soluzione migliore, è la peggiore!!! Perché fai una fatica inutile e soprattutto rischi di farti male. In quei momenti devi prenderti un momento per svuotare la mente e ascoltare:
1. Le parole del tuo allenatore che da sotto ti guida;
2. Quelle dei tuoi compagni che da un’altra prospettiva riescono ad essere più efficaci;
3. Te stesso (quando diventi un minimo più esperto e hai interiorizzato la tecnica).
Quando penso all’arrampicata, ora che l’ho testata, immagino il brivido entusiasmante di stare sospesa nel vuoto a godermi il panorama. Invece, per chi soffre di vertigini questo brivido entusiasmante è più riconducibile a un sudore freddo accompagnato da forti giramenti di testa. Il “fattore altezza” non l’avevo considerato fino a quando non ho parlato con chi ne soffre ma si mette comunque in gioco sfidando le leggi fisiche e psicologiche (!!!).
Mi riferisco a un mio compagno di avventura! Tutto avrei pensato tranne che soffrisse di vertigini: ha un metodo tutto suo con cui gestire la parete e soprattutto i pensieri che arrivano quando inizia a salire.
Io trovo che ci voglia coraggio ad ammettere una debolezza ma ancora di più a guardarla in faccia e affrontarla centimetro dopo centimetro: è un lavoro lungo e costante che ritengo possa sortire grandi risultati.
Quindi, un grande applauso a tutti coloro che utilizzano un mezzo (in questo caso lo sport) per poter affrontare le proprie paure e i propri limiti senza farsi scoraggiare.
Ritengo che lo sport possa essere una grande palestra di vita…ti insegna ad andare oltre. E nell'arrampicata è un “andare oltre” non solo mentale ma anche fisico: a ogni appoggio che conquisti vai un pochino più lontano…e alle volte, guardando sotto, ti stupisci di cosa sei riuscito a fare!
Per lo meno, per me è stato così!
STAY TUNED!
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