Alfabetizzazione emotiva: ViviLoSport e Orangogo supportano i genitori dei piccoli sportivi

Francesco Esposito Francesco Esposito

Durante la manifestazione VIviLoSport 2021, presso lo stand di Orangogo e Decathlon Italia, è stato organizzato un gioco, rivolto a bambini e adulti, che prevedeva diverse attività, tra cui due di ricerca; il gioco aveva l’obiettivo di spingere i bambini a scoprire nuovi sport e ampliare il loro ventaglio di scelta per l’inizio della stagione

Infatti, una delle mission che Orangogo si pone, è proprio quella di dare l’opportunità alle persone di conoscere gli sport intorno a loro e fare una scelta sportiva più consapevole; inoltre, attraverso la ricerca scientifica, intende dimostrare quanto la conoscenza e lo studio di alcuni argomenti di psicologia sportiva (es. l’abbandono e l’orientamento sportivo, le emozioni nello sport ecc.) siano fondamentali per la crescita e il cambiamento sociale. 

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I bambini e lo Sport

In occasione della manifestazione, abbiamo costruito un grafico a torta rappresentante le emozioni primarie (gioia, paura, rabbia, disgusto, tristezza e sorpresa). Ad ogni bambino, dopo aver effettuato il percorso a ostacoli, si chiedeva di scrivere su un post-it lo sport praticato e quale emozione provassero maggiormente facendolo, per poi far attaccare il biglietto in corrispondenza dell’emozione più vicina a quella descritta.

Hanno partecipato alla ricerca 151 bambini, quasi equamente distribuiti tra maschi (88) e femmine (63), con un’età media di 8 anni e un intervallo compreso tra i 4 e i 13 anni. 

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che gli sport maggiormente praticati dai maschi sono: 

- Calcio (48%);

- Nuoto (10%);

- Basket (8%);

mentre  le femmine praticano:

- La danza (27%), 

- La pallavolo (18%) 

- La ginnastica (11%).

Questi risultati vanno a confermare una recente ricerca che sostiene che la scelta dello sport nell’età infantile ricada tra quelli “più comuni” e maggiormente conosciuti.

L’emozione primaria più indicata dal campione è la gioia (85%), seguita dalla paura (5%) e dalla rabbia (4%), anche se il 18% dei bambini che hanno partecipato all’attività non è stato in grado di definire l’emozione provata nel proprio sport. Quest’ultimo risultato ci suggerisce quanto il saper verbalizzare ciò che si sente non sia un processo scontato e quanto potrebbe essere utile avere l’opportunità di seguire un percorso di alfabetizzazione emotiva sin da bambini. Ciò permetterebbe ai  giovani sportivi di avere un importante supporto che li porterà ad una crescita ottimale anche e soprattutto da un punto di vista umano.

I genitori e lo Sport

Sulla base di recenti studi (Costa et al., 2020), è stato redatto un questionario presentato ai genitori durante la manifestazione, in cui si richiedeva di scegliere, tra 24 abilità, da un minimo di 3 ad un massimo 8, che descrivessero al meglio la propria idea di “genitore modello” nel sostegno del proprio figlio nello sport.

Alla ricerca hanno partecipato 71 genitori di cui 18 padri e 53 madri, con un'età media di 41 anni e un intervallo tra i 33 e i 54 anni. 

I risultati del questionario, hanno fatto emergere che le mamme danno maggior peso in primis all’ascolto e all’empatia (10,85%), poi all’autonomia del figlio (9,26%) e, per terzo, a trasmettere valori e avere fiducia nel proprio figlio (entrambi 7,14); diversamente, i papà ritengono che la loro disponibilità verso i figli e il trasmettere fiducia siano le capacità più importanti (entrambe al 9,32%) seguite da ascolto ed empatia, dalla fiducia riposta nel figlio e dalla comunicazione efficace (tutte al 8,47%). 

Questo dato va a confermare alcune precedenti ricerche secondo cui le madri sembra che diano maggior importanza al supporto emotivo  (Wuerth et al., 2004), mentre i padri trasmettano valori più associati allo sforzo, allo sviluppo e all’apprendimento di competenze tipicamente sportive.

Infine, facendo una distinzione di genere sui bambini, possiamo notare come i genitori di figlie femmine pensano che sia più importante saper comunicare efficacemente, essere disponibili e organizzati per l’attività sportiva, come se le bambine dovessero essere guidate e indirizzate allo sport; mentre i genitori di figli maschi ritengono che sia fondamentale trasmettere valori e fiducia, ed essere un supporto emotivo, dimostrando quanto lo sport venga utilizzato come strumento educativo e di crescita.

Per questa ragione, Orangogo da spazio a iniziative di Psicologia Sportiva (dalla ricerca, alle dirette social, ai corsi di formazione e alle consulenze individuali) che sensibilizzino le persone su questi temi;

A fronte di ciò, risulta necessario analizzare l’interazione tra il nucleo familiare e l'ambiente sportivo giovanile, in modo da creare incontri formativi specifici e personalizzati, rivolti ai genitori. In tali occasioni, suggeriamo di non spiegare solo quali sono i comportamenti appropriati (o meno) da utilizzare, ma piuttosto di spronarli a impegnarsi in una comunicazione regolare con il proprio bambino in modo da poterne conoscere i bisogni e i desideri specifici. Solo in questo modo sarà possibile prendere consapevolezza e sviluppare adeguatamente le abilità che si ritrovano nel genitore “ideale”. 

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